Nel
maggio del 774, Taido, gasindo di re Desiderio signore di
Bergamo, pur essendo in buona salute, lascia i suoi possedimenti
alla chiesa di Bergamo con la precisa volontà che siano
ceduti ai sacerdoti e ai poveri di quella città alla
sua morte. Si trattava della "corte di Berzo", delle
"terre aldionali al confine della Val Cavallina",
"in su per la Valcamonica" "dovunque si trovino".
Pochi mesi dopo, nell'estate del 774, Carlo Magno, ormai vincitore
su Desiderio ed i longobardi, dona la Valle Camonica fino
al Tonale e ai confini bergamaschi, Sirmione, Peschiera, villa
Solario e il monastero di S. Maria presso Pavia, alla basilica
di S. Martino di Tours, città cara all'imperatore franco,
perché salvata dall'avanzata dei mori dal nonno Carlo
Martello nella battaglia di Poitier (732).
In quell'epoca il re sconfitto perdeva tutte le sue proprietà
e il cosiddetto "fisco regio" passava nelle mani
del vincitore.
Esiste un nesso preciso tra le due donazioni, cioè
tra il testamento di Taido e la scelta di Carlo Magno?
E' possibile
che Taido, vedendo l'avanzata di Carlo, abbia cercato di sottrarre
ai franchi i suoi territori in un gesto di estrema difesa,
pensando magari di riaverli qualora la situazione politico-militare
si rovesciasse nuovamente a favore dei longobardi?
Certo è che questi beni, situati in località
molto distanti tra loro, furono contesi per secoli tra i monaci
francesi e la chiesa di Bergamo.
Tant'è che Carlo il Grosso e Ottone III ne riconfermarono
la destinazione a favore del monastero di S. Martino di Tours,
il primo con un diploma del 16 giugno 887 redatto a Chirichem
(Alsazia), il secondo con una disposizione dell'1 maggio 998
redatta in Roma.
L'interesse per il testamento di Taido, figlio di Teuderolfo,
cittadino di Bergamo, è anche dato dalla forma gentile
in cui è scritto. |